Il 29 giugno 2018 mi recai in reparto e dopo i preparativi ero pronto per l’intervento [protesi all’anca]. Su di una lettiga mi trasportarono in sala anestesia, e durante l’ecografia, per praticare l’epidurale, l’anestesista commentava ad alta voce: «Mi sembra qui, forse qui». Innanzi a tale incertezza mi è venuto il terrore, e, sottovoce, ho invocato Swami Roberto: «Swami ci sei? Swami ci sei? Swami ci sei?». Dopo la terza volta ho sentito un senso di serenità avvolgermi e nel frattempo arrivò in sala un altro anestesista che confermò al precedente i punti dove praticare l’anestesia «a colpo sicuro».
Nel mentre continuavo ad essere avvolto da una pace indescrivibile, sicuramente mi hanno anche sedato leggermente in quanto mi sono addormentato e non mi sono reso conto dell’inizio dell’intervento.
A oltre metà intervento, mi sono svegliato; sentivo trafficare pesantemente sul mio bacino e, aprendo gli occhi, vidi la figura di Swami sospeso a mezz’aria, vestito con una tunica verde, che imponeva le mani sul chirurgo. Immediatamente non me ne sono reso conto, c’era talmente tanta gente tra medici e infermieri che ho richiuso gli occhi, ma subito riaperti, confermo che era proprio Swami Roberto, che stava imponendo le mani verso il chirurgo.
Provai un senso di pace, serenità e sicurezza nonostante la situazione, «Swami qui per me!», e richiusi gli occhi finché la voce di una donna, probabilmente una dottoressa, mi tocco la spalla e mi disse: «Tranquillo abbiamo finito, stiamo cucendo»; riaprii gli occhi, ma Swami non c’era più.
Quando poi mi riportarono in reparto, telefonai personalmente alla Chiesa Anima Universale per comunicare che era andato tutto bene, ma non me la sentii di raccontare tale episodio in quanto solo al pensiero scoppiavo a piangere come tuttora ancora mi succede.
Mi hanno dimesso prima del previsto, ora devo solo continuare con la fisioterapia per un buon recupero.
Grazie Swami, grazie, infinitamente grazie.
Mauro Irico
Frassinello Monferrato (AL), 5 agosto 2018
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