Erano i primi giorni di gennaio.
A Torino aveva nevicato parecchio e faceva molto freddo.
Mici, così si chiama il mio incredibilmente dolce gatto di quattro anni, iniziò a stare male. Non mangiava più, aveva la testa molto calda e se ne stava rannicchiato su di una sedia sotto il tavolo. Di notte iniziò a vomitare.
“Avrà l’influenza, visto che esce di continuo”. Così ci dicevamo mio marito Andrea ed io.
Comunque il mattino dopo, venerdì 9, telefonai al veterinario che gli aveva effettuato tutti i vaccini annuali: “Sono i classici sintomi di un virus influenzale. Se continua così, diceva, tra due o tre giorni passo a vederlo”.
Non aspettai i “due o tre giorni”. Seguii quella che ora considero una vera e propria ispirazione ma che, allora, sembrava un’azione esagerata: lo portai subito in una clinica veterinaria per far eseguire un esame del sangue.
“Se è d’accordo, tratteniamo qui il gatto dopo il prelievo per idratarlo tramite flebo, visto che non mangia da qualche giorno. Stasera le comunicheremo i risultati e potrà ritirarlo”. Disse il veterinario di turno.
Alla sera arrivò la telefonata: “Guardi che il suo gatto è gravissimo! Non sappiamo se passerà la notte! La prognosi è riservata”.
Dai referti dell’esame del sangue era risultata panleucopenia acuta (valori dei globuli bianchi e dei linfociti molto bassi) con infiammazione epatica acuta (bilirubina molto alta).
È una malattia di origine virale che si prende dalle feci infette di altri gatti. Mi spiegarono che è come un tumore che colpisce i globuli bianchi ed essendo virale non esistono cure, ma si interviene solo con idratazione, alimentazione forzata ed antibiotici per evitare che altre eventuali infezioni indeboliscano ancora di più l’organismo.
Telefonai al veterinario che aveva effettuato i vaccini e mi confermò molto dispiaciuto la gravità di quella malattia.
Io, impietrita, non riuscivo a parlare e chiesi ad Andrea di telefonare subito ad Anima Universale per chiedere aiuto a Swami Roberto.
Sono molto affezionata a Mici.
Il giorno seguente, sabato 10, dalla clinica mi comunicarono che Mici era ancora vivo in condizioni stazionarie.
La febbre diminuiva. Ma fino al lunedì non si sarebbe potuto effettuare un altro prelievo e sapere se sarebbe sopravvissuto.
Domenica 11 al Darshan, Swami Roberto disse di visualizzare chi sapevamo essere ammalato, naturalmente pensai anche al mio gatto.
Al pomeriggio ci recammo a trovare Mici.
L’infermiera ci disse: “Non ha più la febbre, non ha più dissenteria e non vomita più! Anzi, se volete fategli fare un giro per la stanza”.
Ci lasciò soli con la gabbietta e noi, felicissimi, facemmo fare a Mici (che non si muoveva da circa quattro o cinque giorni) un giro per la stanza. Faceva le fusa! Quando tornò da solo nella gabbietta esausto, le orecchie bollenti, dissi ad Andrea: “Diciamo una preghiera”. Imponemmo le mani e, come ci insegna Swami Roberto, dicemmo sottovoce per tre volte: “Spirito di infermità, nel nome di Yeshua esci da questo gatto!”. Appena pronunciammo la preghiera Mici sobbalzò all’improvviso con non poco stupore da parte nostra. Ci siamo guardati avendo avuto la consapevolezza della potenza di quella frase, soprattutto dato che Mici, un gatto, non poteva aver capito il significato di quelle parole.
Il giorno seguente, il risultato del prelievo fu: “tutti i valori vicini alla norma”. Il veterinario che lo aveva preso in cura il venerdì mi telefonò dicendo: “Il suo gatto si sta riprendendo! I globuli bianchi sono in risalita e la bilirubina si è dimezzata. Può venire a prenderlo, ma tra una settimana gli faremo un altro prelievo di controllo.” Giusto, da parte sua, ma Andrea ed io capivamo che Mici era già guarito dal preciso momento in cui ci siamo rivolti a Swami Roberto.
Comunicai l’evento al veterinario che aveva vaccinato Mici il quale mi rispose: “Ma non è possibile che sia ancora vivo! Tanto più guarito. È una malattia letale! Probabilmente in clinica avranno sbagliato diagnosi”.
“No no, ci sono gli esami di laboratorio che confermano la diagnosi, gli risposi, e poi consideri che lo avevamo affidato alle preghiere di una persona speciale……”.
“Ah, beh! Allora……! Adesso capisco. Non poniamo limiti alle energie della preghiera!”.
Inutile dire che al successivo prelievo Mici risultò completamente guarito.
A Swami saremo grati per sempre.
Carmen e Andrea Brando
Torino, 3 marzo 2009
‹ Barbara Barducco: conosco Swami Roberto da venti anni… Caroline Gelat-Mathieu: Tutti i medici mi hanno espresso il loro smarrimento ›