Leini (TO), 1 novembre 2021
Oggi festeggio i miei primi dieci anni di consacrazione sacerdotale, e questa ricorrenza mi porta a riflettere sul tempo. Se ci pensiamo, l’unico tempo a noi realmente disponibile è l’istante presente, quasi inafferrabile… mentre quello che probabilmente più ci influenza è il nostro passato, incessantemente tessuto e ritessuto nella nostra memoria. Mentre ricordiamo, il qui e ora si congiunge a quel passato, che si fa presente: è una operazione meravigliosa concessa dalla mente, in cui metaforicamente «la freccia del tempo viene piegata a formare un anello», per dirla con il collega psicologo canadese Tulving. E proprio oggi, la mia mente va ad uno dei ricordi della mia vita in Anima Universale a cui sono più legato.
Avevo vent’anni, e stavo mettendo in ordine le sedie del Tempio delle Origini. Ad un certo punto, arrivarono Swami, ramia Mauro e ramia Osvaldo. Come sempre, la vista di Swami mi fece sussultare il cuore di gioia e anche di aspettativa… perché sapevo già che la sua presenza trasforma in qualcosa di unico anche la situazione apparentemente più usuale. Swami si sedette sui gradini dell’altare dedicato alla Madonna, ramia Mauro si mise a sistemare l’Altare principale, e ramia Osvaldo entrò nella Cappellina delle Origini.
Mentre mi occupavo delle sedie vicino all’ingresso, ramia Mauro mi fece gentilmente notare delle imprecisioni… la cosa lì per lì mi imbarazzò un po’, ma Swami amorevolmente mi disse: «sii pignolo, e diventerai grande!» E ramia Mauro fraternamente aggiunse: «eeeh, certe cose si vedono solo da distante». Swami, che lascia sempre quello spazio perché i suoi insegnamenti circolino tra di noi, in modo che possiamo aiutarci vicendevolmente, ci guardò sorridendo. In effetti, io ero molto vicino alle sedie, e non potevo accorgermi delle imprecisioni, ma ramia Mauro sì, perché era vicino all’altare.
Ho sempre tenuto stretto a me questo ricordo, perché cattura due fondamenti della vita sacerdotale: l’insegnamento del Maestro, che in quel caso mi esortò alla cura e attenzione da porre in ogni opera che ci si accinga a fare, e l’impegno nel realizzare il comandamento di Gesù: «che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri» (Gv. 13, 34-35).
Ero molto giovane, otto anni circa dopo quel giorno mi consacrai, e da lì in poi la mia vita si è riempita di momenti in cui Swami trasforma ordinarie situazioni in straordinarie occasioni di insegnamento spirituale. Momenti che aprono il cuore e la mente ai misteri dello spirito. Momenti in cui l’istante si spoglia della sua fuggevolezza per imprimersi indelebilmente nella memoria, nutrendo il presente, sanando il passato, per costruire il futuro. Swami trascende il tempo e lo trasforma, rendendolo tempo di Grazia.
Ebbene, oggi ho desiderato piegare la freccia del tempo ad anello e recuperare dallo scrigno dei ricordi quel momento per farlo presente, per far giungere ancora più forte il mio pensiero a ramia Mauro, che ventinove anni fa consacrò la sua vita a Dio, e che dal Cielo continua incessantemente la sua missione sacerdotale, e per innalzare il mio eterno Grazie a Swami, che colma d’amore ogni mio giorno.
Gloria al Signore, Alleluia!